Gerard Hoet Le Vieux – Storia di Virginia
Il dipinto rappresenta un importante episodio della storia romana repubblicana legato alla figura di una fanciulla: Virginia, la cui vicenda tragica è narrata da Tito Livio (Tito Livio, AB Urbe condita III, 44 e SS.).
Virginia è una bella giovane di famiglia plebea, già fidanzata il tribuno della plebe Lucio Icilio. Il decemviro Appio Claudio durante il secondo decemvirato si invaghì di lei. Dapprima tentò con denaro e lusinghe di corrompere la giovane, che però resistette; poi approfittando dell’assenza del padre di lei, Lucio Virginio, impegnato nella campagna contro gli Equi sul monte Algido, convinse un suo cliente, Marco Claudio a sostenere che Virginia fosse una sua schiava.
Trovandosi la ragazza nel foro, Marco cercò di rapirla, sostenendo davanti alla folla che fosse una sua schiava, ma la gente che conosceva il padre di lei per fama non gli credette e mise in salvo La giovane. Allora Marco portò la causa in tribunale presieduto dal proprio mandante Appio Claudio.
I difensori della ragazza testimoniavano la paternità romana di Virginia e chiesero che ogni decisione fosse sospesa fino al ritorno del padre. In un primo tempo Appio Claudio acconsentì, stabilendo però che la ragazza seguisse Marco Claudio fino a sentenza definitiva; poi temendo la reazione della folla in subbuglio per l’ingiustizia della decisione e per l’intervento del fidanzato Icilio, pronto a venire allo scontro con I Littori e dello zio Publio Numitorio, permise alla ragazza di tornare a casa, aggiornando l’udienza il giorno successivo quando avrebbe messo la sentenza definitiva.
Il fratello di Icilio e il figlio di Numitorio furono invitati ad avvertire il padre di Virginia di tornare a Roma entro il giorno successivo. I due furono così veloci che, Virginio ottenne dal proprio comandante il permesso di tornare a Roma a difendere la figlia prima che lo stesso comandante fosse raggiunto dall’ordine di Appio Claudio di trattenerlo sul campo.
Il giorno dopo, mentre la folla si radunava per assistere al processo e il padre si aggirava sollecitandone l’aiuto, la giovane arrivò nel foro, accompagnata dalle Matrone romane che, come ricorda Tito Livio, piangevano silenziosamente sulla triste sorte della ragazza.
Il processo iniziò con la dichiarazione del padre, ma Appio Claudio lo interruppe, confermando la sentenza del giorno precedente e accordando la schiavitù provvisoria a Marco. Appio Claudio rese tanto evidente il proprio scopo da indurre Virginio a minacciare un’azione di forza. Il padre della fanciulla Infatti ricordò di averle educata onestamente per farne una sposa onorata e non una donna stuprata. Dalle parole del padre originò una rivolta del popolo romano che i Littori soffocarono. A quel punto, Il padre di Virginia si nascose nel tempio di Venere e uccise la figlia dicendo: “così figlia mia io rivendico la tua libertà nel l’unico modo a mia disposizione”. Il padre e fuggì poi dal Foro e il cadavere della povera Virginia fu mostrato agli astanti. Una violenta sollevazione guidata dal padre della sventurata riuscì allora a cacciare i malvagi decemviri da Roma.
Furono ripristinate le magistrature ordinarie e ristabiliti i Tribuni della plebe. Appio Claudio a quel punto fu accusato dal padre di Virginia e messo in carcere ove si suicidò.
Nel quadro sono rappresentati due episodi della storia che si svolgono nel foro, davanti alla statua di una divinità di una divinità secondo l’uso romano. In primo piano Virginia si difende dalle infamanti avance di Appio Claudio e nel secondo piano la stessa Virginia sta per essere rapita, ma la folla si solleva e la libera.
Il tema ottenne nel tempo notevole successo artistico e fu trattato da artisti di altissimo livello da Botticelli a De mura e da molti neoclassici francesi la tela è ricca di dettagli preziosi: nature morte, colori ricchi e vivaci che conferiscono all’insieme un tono aulico assai elegante.
L’affascinante dipinto è opera di un prezioso pittore olandese Gérard Houet il Vecchio (Zaltbommel 22 agosto1648 – L’Aia 2 dicembre 1733) che fu anche disegnatore e scrittore. Houet era figlio di un decoratore di vetrate, suo primo maestro ed inizialmente assistette il padre nella sua professione. Divenne poi allievo di Warnard van Raysen (1625-1664) per un solo anno però, perché a causa della morte del padre fu costretto a lasciare gli studi fino al 1672 e a continuare la professione paterna, unico sostentamento per la famiglia. Il pittore si trasferì nel 1672 all’Aia dove lavorò per moltissimi Palazzi nobiliari; in seguito fu ad Amsterdam e a Parigi. Dopo circa un anno ritornò in Olanda e si stabilì a Utrecht su invito di M.van Zuylen, uno dei principali mecenati del periodo, per il quale, eseguì alcune delle sue migliori opere. In questa città nel 1697 fondò insieme ad Hendrick Schoock un’ accademia di disegno,di cui fu direttore. Nel 1712 pubblicò un libro su disegno corredato da 103 stampe di Pieter Bodart. Dal 1714 fino alla morte abitò ad Aia.
Hoet produsse prevalentemente su opere di soggetto religioso mitologico o classico in genere, di piccolo formato, aventi come sfondo paesaggi nello stile di Cornelis van Poelenburgh. Eseguì anche dipinti di grandi dimensioni, spesso con molte figure, in uno stile classico ed elegante, ricco di echi della pittura francese di Poussin e dei suoi seguaci e della pittura barocca italiana di matrice classicheggiante. In questa tela Gerard Hoet pone abilmente in essere un raffinato ed abile gioco di chiaroscuro, che è una delle sue caratteristiche salienti. Punto focale della scena la figura di Virginia con i soldati romani intorno ed in primo piano, un raffinato scorcio di natura morta con rinfrescatoi e caraffe dipinte con minuzia veramente fiamminga. La scena è situata all’interno di una classica architettura fortemente marcata dal chiaroscuro ed è illuminata dalla luce calda del tramonto. La tela presenta molti temi e dettagli che si ritrovano anche in altre sue opere ad esempio nel banchetto di Cleopatra nel Getty Museum in cui troviamo nature morte con preziose argenterie cesellate assai simili.
Il soggetto pittorico della presente tela è sofisticato e raro come spesso in Hoet, con i ricchi particolari e arredi che evocano un interno tardo barocco di gusto e stile francese che il pittore potrebbe aver visto a Parigi durante il suo soggiorno verso il 1670. L’architettura è poi dipinta con una ricchezza di dettagli veramente notevole.
Le opere di Hoet ebbero immediato successo tra la nobiltà e l’alta borghesia del suo tempo e Hoet produsse anche più versioni della stessa opera. In questo caso non esistono però altre versioni ed il quadro della storia di Virginia Romana deve pertanto essere considerato il presente un prezioso Unicum.
Le condizioni di conservazione sono ottime
Cornice non antica
72cm x 62cm (con cornice)
Gerard Hoet Le Vieux (1643 – 1733)